Storia della Biblioteca storica

La Biblioteca Storica Piacentina fu fondata nel 1910, con l’intento – illustrato nel Programma apparso sul «Bollettino» del 1909 – di dare alle stampe «scritti che per la loro soverchia ampiezza o per il loro argomento troppo particolare, non adatto quindi a tutti i nostri lettori, non potrebbero uscire su questa rivista». La collezione, nata quindi come pubblicazione sussidiaria del periodico fondato da Fermi, si apriva, come evidenziò Francesco Picco in “I fini e confini della Biblioteca Storica Piacentina”, al contributo di studiosi intenzionati ad esplorare ed indagare «tutti i territori intellettuali della regione piacentina».

Inaugurata con il Catalogo dei manoscritti della Biblioteca Comunale di Piacenza compilato da Augusto Balsamo, la Biblioteca si arricchì via via di importanti contributi, molti dei quali destinati a rimanere pietre miliari non solo nell’ambito degli studi storici locali.
Il catalogo di questa prima serie, conclusa nel 1991, comprende 40 volumi, a cui si aggiungono 5 monografie fuori serie: 24 titoli editi sotto la direzione di Stefano Fermi (che fu anche autore di 6 in catalogo e 1 fuori serie), 11 (3 fuori serie) durante la direzione di Emilio Nasalli Rocca, 3 nel corso della direzione di Giovanni Forlini e 2 sotto la direzione collegiale di Vittorio Anelli, Carmen Artocchini e Carlo Emanuele Manfredi.

Scorrendo i titoli della prima serie, si nota anzitutto la presenza di importanti strumenti di studio: il Catalogo dei manoscritti della Biblioteca Comunale, curato dal Balsamo, (1910), gli Indici del Bollettino (1930 e 1976), la Bibliografia Bobbiese di Pietro Verrua (1936), gli Annali della tipografia Del Maino (1955), le edizioni di Vincenzo Pancotti dei Paratici piacentini (con i tre volumi del 1925, 1927 e 1929), lo studio di Giuseppe Borghini sull’incisione e sulla litografia piacentina (1963). Molte sono le monografie dedicate a personaggi piacentini: Ubertino Landi (1914), Pietro Giordani (1915), Luigi Maria Rezzi (1917), Pietro Gioia (1920 e 1965), Giuseppe Poggi (1923) Giuseppe Manfredi (1927), Melchiorre Gioia (1929), Giulio Alberoni (1934), Gian Domenico Romagnosi (1940), Giuseppe Nicolini (1940) e Bernardo Morando (1960).
Fondamentali restano gli studi sul Settecento (Piacenza sotto la dominazione sabauda, 1929) e sull’Ottocento piacentino(Pagine piacentine del Risorgimento italiano, 1938 e Letterati e filosofi piacentini del primo Ottocento, 1944) e la raccolta di atti di convegni come Piacenza a Dante (1967) e Il Seminario di Piacenza e il suo fondatore (1969).

Nel 1991, il «Bollettino» ha deciso di dar vita, in maniera continua e sistematica, ad una nuova serie, articolata in tre sezioni Studi, Strumenti, Testi, che «aspira a porsi come la naturale sede di una produzione qualificata che, se da un lato trova il suo centro propulsore a Piacenza, travalichi dall’altro l’ambito cittadino, accogliendo monografie, raccolte di saggi, atti di convegni, sussidi bibliografici, edizioni di scritti di autori piacentini e quanto altro possa trovare luogo in una Biblioteca che non interpreta in senso restrittivo gli aggettivi che a tale denominazione si accompagnano». Diciannove sono i titoli attualmente nel catalogo, aperto nel 1992 dai Capitoli giordaniani di Ranieri Schippisi: 4 raccolgono gli atti di importanti convegni, svoltisi a Piacenza e promossi dal «Bollettino», dedicati a Giuseppe Taverna (1993), Pietro Giordani (1996), ai giacobini nel Ducato di Piacenza (1998) e ai rapporti tra Giordani e Leopardi (2000).
Nella sezione Testi si segnala l’edizione del carteggio tra Pietro Giordani e Antonio Canova; tra gli Strumenti si rammentano lo studio sulla biblioteca capitolare di Sant’Antonino (1997) di Anna Riva e la recente bibliografia dedicata a Ferdinando Arisi (2006), curata da Cecilia Lala. Nella sottosezione degli Studi riguardante l’arte figurano due importanti volumi su Chiaravalle della Colomba e sul Cimitero di Piacenza.